Per combattere l’infelicità o depressone natalizia è importante innanzitutto capire cosa rappresenti per ognuno di noi la felicità, ma è altrettanto importante comprendere la differenza tra piacere e felicità. Una cosa che ci dà piacere non ci rende anche necessariamente felici. Il Natale è il periodo dell’anno in cui maggiormente possiamo afferrare questo concetto.
Ricevere una somma di denaro inaspettatamente come regalo natalizio ci rende felici o ci fa piacere?
Entrambi. Avrò piacere nel constatare aumentato il mio patrimonio, ma a rendermi felice sarà il gesto, il pensiero della sorpresa che mi è stata riservata. Sapere che qualcuno ha pensato al mio benessere in maniera disinteressata ed inaspettata mi procurerà felicità, spingendomi a tentare di rendere felice chi mi sta a cuore.
Il cenone di Natale mi fa piacere o mi rende felice? Mangiare cibi succulenti ed abbondanti fa piacere ma ridere a tavola con la famiglia rende felici.
Coltivare una felicità maggiore è come scavare una miniera, cui possono attingere tutti coloro che cercano successo nella vita. Chi è felice, infatti, vive meglio ogni aspetto della vita: trova un compagno facilmente, ha una salute migliore e più soldi. Al contrario, chi lascia che il pessimismo prenda il sopravvento, non farà altro che raccogliere i cocci della propria vita e di quelle di chi gli sta intorno.
Così come è contagiosa la felicità, altrettanto lo è l’infelicità.
Quand’è che a Natale ci sentiamo più tristi? Quando ci sentiamo soli. Non è il benessere materiale ad aumentare la felicità, ma il sentirsi amati.
Esiste un legame inestricabile tra la felicità personale e la gentilezza, la compassione e la cura degli altri. Le persone più felici tendono ad essere più disponibili, sensibili, ma è vero anche il contrario, essere maggiormente disponibili e generosi col prossimo rende felici.
E’ importantissimo cogliere le proprie emozioni. Darsi il tempo per capire e riflettere senza mai sottovalutare il disagio che si prova.
Ci sono piccoli accorgimenti quotidiani che possiamo adottare per tentare di superare questo senso di tristezza che ci accompagna durante le feste.
- Rendersi conto che ogni persona è uguale a noi in quanto essere umano. Capire che ogni essere umano ricerca per natura la propria felicità, tanto che anche quando questa sembra cozzare con quella altrui, si riduce in ultima analisi all’istinto di conservazione e sopravvivenza dell’uomo in quanto essere vivente. Per vivere abbiamo bisogno di essere felici.
In periodi come il Natale, nei quali sembra d’obbligo a mostrarsi felici, è utile chiedersi se chi abbiamo di fronte sia realmente felice e soprattutto cosa possiamo fare in prima persona per accrescere questo sentimento nell’altro, perché solo in questo modo potremo essere noi stessi più felici.
Se ci fermiamo un minuto a riflettere sui periodi più felici della nostra vita, potremo facilmente constatare come questi corrispondano ad un tentativo di accrescimento da parte nostra della felicità altrui: - Quando rendiamo felici gli altri rendiamo felici noi stessi.
Ognuno di noi è nella sua essenza buono. La tendenza agli sfoghi, alla rabbia e al pessimismo non solo altro che le grida d’aiuto della nostra anima in cerca di felicità. La nostra come quella di chi ci sta intorno. Risulta utile inoltre, nei periodi di maggior stress come quello natalizio, - Ritagliarsi del tempo per sé per ascoltarsi e dedicarsi un po’ a se stessi, concentrandosi sul reale oggetto della felicità.
Sarà utile chiedersi, cosa mi renderebbe davvero felice nella vita? Ciò che desidero mi appagherebbe momentaneamente o sarebbe sufficiente a rendermi felice per sempre?
Per questo, altrettanto importante è sicuramente imparare a - Ridimensionare le proprie aspettative, soprattutto per quanto riguarda i nostri cari. Aspettarsi il massimo dagli altri di solito è solo contro produttivo. Pensare che sia qualcun altro la causa della nostra tristezza o della nostra solitudine aumenterà soltanto questo sentimento.
Sentirsi soli significa provare ansia e paura, la sensazione di essere respinti, o di perdere il rispetto degli altri se ci si comporta in un certo modo piuttosto che in un altro.
Più proviamo rabbia e insoddisfazione verso gli altri e più questo sentimento cresce anche nei confronti di noi stessi, aumentando il senso di solitudine e tristezza.
Mostrarsi ricettivi all’affetto altrui facilita sempre sentimenti positivi nel prossimo, scrollandoci di dosso un po’ di stress.
Anche se mettersi in relazione con gli altri può comportare fatiche, liti e contestazioni dobbiamo mantenere un atteggiamento di amicizia ed empatia, perché solo una vita dove ci sia interazione con gli altri, ci permetterà di raggiungere la felicità.
Non è obbligatorio esibire o manifestare felicità e “spirito natalizio” se non ci sentiamo psicologicamente in linea con il contesto: evitare di dover fingere risulta un elemento stressante in meno e ci consente di prenderci più momenti in cui mettere noi stessi al centro, non le aspettative di felicità degli altri. - Evitare inattività e “vuoto” intorno a sé. Diventa importante cercare di impegnarsi il tempo pensando già a che cosa poter fare durante i giorni in cui si sarà più da soli.
Infine risulta utile per scacciare l’infelicità cercare di - Mettere materialmente un po’ d’ordine nelle proprie vite: buttare quello che non serve, regalare quello che altri potrebbero apprezzare e fare spazio per riorganizzare gli ambienti e far spazio ai regali più apprezzati.
Soprattutto non dimenticate di trascorrere questi giorni rispondendo ai vostri desideri e alle vostre reali aspettative, non lasciatevi persuadere a desiderare ciò che non volete o quello che, razionalmente, sapete di non poter avere.