Movimento Democratici Progressisti
Quando i nodi vengono al pettine
Prova amministrative per Pd e bersanian-dalemiani
In questo contesto i bersanian-dalemiani, che sabato, dall’assemblea di Napoli, faranno partire in tutta Italia i Comitati promotori, dovranno affrontare il non facile dilemma : aiutare o no il Pd nei Comuni? Pier Luigi Bersani, ieri sera in TV, ha messo le mani avanti non escludendo intese con gli ex-compagni-amici, ma confermando che il nodo è di non facile scioglimento. Ha, infatti,detto che il MDP potrà fare liste nel centro-sinistra con propri candidati che, al secondo turno, convergano nel centrosinistra , ossia votino un dem. “Potremmo fare – ha aggiunto – liste apparentate con candidati che condividiamo. Potremmo, laddove non abbiamo una forza, star fuori e dir la nostra. Potremmo fare secondo le realtà locali”, cioè, sottinteso, vere e proprie alleanze con il Pd laddove non sia estremamente renziano.
La responsabilità, comunque, non sarà poca perché non alleandosi con i dem potrebbero far vincere mettiamo i grillini o il centro-destra, ma alleandosi farebbero, in sostanza, vincere Renzi, rafforzandolo. E mi pare che la successiva sottolineatura bersaniana
–sempreché il Pd a livello locale non prenda altre strade e sempre ché si possa concordare un programma e un candidato– sia il tentativo di procurarsi un paracadute laddove i democratici-progressisti non intendono affatto fare accordi.
Bersani, inoltre, ha inviato, sorridendo, anche un chiaro avviso a Gentiloni, sottolineando che, si’, il governo è di fatto una fotocopia di quello renziano anche se il premier è più gentile, più disposto al dialogo del suo precedessore, tuttavia il Movimento Democratici Progressisti o Mpd , per senso di responsabilità, fa parte della maggioranza con i suoi 50 parlamentari,quindi dovrà essere consultato soprattutto sulla parte economico-sociale dove hanno suggerimenti importanti da portare. Un modo elegante per dire: ci siamo anche noi, non solo gli alfaniani, anche noi siamo determinanti ed il premier deve tener presenti le nostre proposte, del tutto ignorate da Renzi nei suoi tre anni a Palazzo Chigi.
Per quel che attiene, poi, la leadership del nuovo Movimento tutto rinviato al termine di un processo nel quale si discute (“ci siamo un po’ disabituati i processi nei quali si discute”, ma non sarà lui, Bersani, il capo. “Penso –ha detto– che faremo uno della nuova generazione.” Ed a molti è parsa un’indicazione per Speranza che già aveva avuto un ruolo di primo piano nel Pd quale presidente dei deputati, carica dalla quale s’era dimesso non condividendo la linea renziana. L’altro candidato Rossi, infatti, è molto impegnato quale presidente della Toscana , dove ha una vice renziana doc, trovando, comunque, il tempo per invitare chi è rimasto tra i dem a votare Orlando e, poi, per dire “ aspettiamo che tanti ci raggiungano”. Ossia votategli conto e, quindi, ditegli addio.
Sì, sembra proprio un grido di battaglia dei bersanian-dalemiani che dall’ossessione berlusconiana sembrano passati all’ossessione renziana
Fonte: Giustus’ Blog