“Ciò che terrorizza gli estremisti religiosi come i talebani, non sono i carri armati o le bombe o i proiettili americani”
“E’ una ragazza con un libro”
Malala Yousafzai, Premio Nobel 2014 per la Pace.
Si rimane quasi increduli davanti alla forza e alla lucidità delle parole di questa ragazza, poco più di una bambina, che, il 12 luglio del 2013, giorno del suo compleanno, tiene un discorso dinnanzi alle Nazioni Unite. Indossa lo scialle rosa appartenuto a Benazir Bhutto, ha lo sguardo limpido, la voce ferma, con cui dichiara con tono alto e solenne il suo appello al diritto all’ istruzione per i bambini di tutto il mondo.
“Le nostre parole possono cambiare il mondo. Perché siamo insieme, uniti per la causa dell’istruzione.” “L’istruzione è l’unica via. L’istruzione, prima di tutto.”
Osservi i gesti, ti soffermi sulle parole pronunciate da questa giovanissima donna e ti rendi conto di quanto, e di come, si possa essere forti, grandi, coraggiosi e saggi anche a sedici anni. Sì, sedici, gli anni di Malala Yousafzai : studentessa, blogger e attivista pakistana per i diritti inviolabili delle donne e dei bambini. Sedici, gli anni splendidi in cui ogni sogno appare possibile, in cui si può crescere, studiare, giocare, sbagliare e migliorare. Rischiare di morire per difendere la libertà delle proprie idee e il proprio diritto all’istruzione, no, questo non dovrebbe accadere a sedici anni.
Il 10 ottobre 2014 Malala ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 2014 : importante premio che la giovane donna condivide con un altro attivista per i diritti umani dei bambini : l’indiano Kailal Satyarthi, un “angelo” la cui lotta e il cui impegno ha permesso, in questi anni, di rompere le catene della schiavitù di almeno 80.000 bambini, permettendo la loro reintegrazione sociale e il loro reinserimento scolastico.
La ora 17enne Malala Yousafzay, oltre ad essere divenuta uno dei simboli dei diritti delle donne e dei minori, è stata insignita del Premio Nobel anche perché ha subito in prima persona la violenza dello sfruttamento e la violazione del suo diritto di parola. Il suo nome è venuto alla ribalta dell’opinione pubblica per la decisione di donare al blog della Bbc il suo diario , nel quale raccontava la vita di una bambina, la sua, sotto il regime talebano nella Valle di Swat, in Pakistan. Aveva solo undici anni allora. Per questa sua lotta per i diritti delle bambine del suo paese, subì un attentato da parte di un commando di taliban: il 9 ottobre 2012, mentre si trovava sul bus al ritorno da scuola , un gruppo di terroristi salirono sul mezzo e, uno di loro sparò due colpi che la colpirono alla testa e al collo , riducendola in fin di vita. I Taliban pakistani rivendicarono successivamente tale attentato, dichiarando che, tentarono di uccidere la piccola studentessa pachistana “non perché lottava in favore dell’istruzione femminile – ma perché faceva propaganda contro di noi e contro la Sharia”. Malala, allora venne trasportata d’urgenza all’ ospedale di Peshawar e poi trasferita in condizioni gravissime a Birmingham, dove subì una lunga operazione che le salvò la vita . Da quel momento in poi, il suo attivismo divenne ancora più forte e convinto : storico, appunto, il suo discorso alle Nazioni Unite del 2013.
“Capiamo l’importanza della nostra voce quando veniamo zittiti”.
Il suo discorso era intriso di forza, lucidità, maturità e buon senso. E soprattutto pieno di pietà e pace : a piena voce questa giovanissima pakistana affermò che non odiava i suoi persecutori e , davanti ai rappresentanti delle Nazioni Unite, chiese che venisse garantita l’istruzione per tutti i bambini, anche per i figli e le figlie degli estremisti talebani. Perché i libri, le penne e la conoscenza sono le vere armi per combattere la povertà, il degrado, la violenza e ogni forma di sottomissione fisica e psicologica. Per la sua strenua lotta per la difesa dei diritti dei bambini e delle donne , Malala ha ricevuto, l’anno scorso, anche il Premio Sakharov per la libertà di pensiero.
Malala nel suo impegno civile sottolinea l’estrema importanza del diritto all’istruzione: diritto sancito anche dall’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Uno dei diritti fondamentali della persona, così importante poichè non è fine a sè stesso, ma è un potente strumento tramite il quale ogni persona può delineare il proprio pensiero emancipandosi e migliorarando la propria vita, esprimendo al massimo il proprio potenziale. Diritto la cui inviolabilità deve essere affermata con maggiore forza in paesi nei quali i fondamentali diritti dell’uomo vengono calpestati e dove l’estremismo cerca di mettere una benda sulla bocca di coloro i quali vogliono esprimere le idee di pace e di libero accesso alla conoscenza anche per le donne.
Per tutte queste motivazioni Malala ha ricevuto uno dei premi più importanti e significativi, perchè come afferma il Comitato di Oslo : ”Nonostante la sua giovane età – Malala Yousafzay già da anni combatte per i diritti delle bambine all’educazione e ha dimostrato con l’esempio che i giovani possono anche loro contribuire a migliorare la situazione. E lo ha fatto nelle circostanze più pericolose: attraverso la sua battaglia eroica, è diventata una voce guida per i diritti dei bambini all’ educazione”.
Questa edizione del Nobel per la Pace ha l’intenzione, inoltre, di trasmettere anche un altro importante messaggio: l’auspicio di un allentamento delle tensioni tra due paesi che sono in guerra fra loro dal 1947: l’India e il Pakistan.
I due premiati, sono infatti un’hindu (Satyarthi) e una musulmana (Yousafzay), l’uno accanto all’altra, simboli della possibilità di un dialogo tra due paesi che per anni hanno combattuto per la nascita di un paese di indiani musulmani e, ancora oggi, per il predominio sulla regione di confine del Kashmir. La giovane Malala proprio a questo proposito ha lanciato un appello, chiedendo ai presidenti dei due paesi di prendere parte insieme alla cerimonia di consegna dei Nobel per la Pace.
Vedendo con quanta forza e valore giovanissime donne come Malala e coraggiosi uomini come l’ attivista Setyarthi si battono per la salvaguardia di questi diritti inviolabili, fà pensare che, forse, il mondo può realmente cambiare e che probabilmente ci sia ancora la speranza di assicurare il diritto alla conoscenza e un’infanzia serena ad ogni bambino del mondo.