Sono destinati a ritrovarsi insieme Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Il primo per tornare a Palazzo Chigi con la certezza di rimanerci; il secondo per avere ancora un importante ruolo politico qualunque sia la decisione della Corte di giustizia europea.
Non sarà una riedizione del Patto Nazareno, ma qualcosa di più rilevante, ossia la definizione di un nuovo modello di centro-sinistra che, collegando centristi e socialisti, costituisca un antidoto al populismo nazionalista che si sta diffondendo in Italia ed in Europa.
Nel nostro Paese, in condizioni più problematiche per la situazione internazionale, vi fu già un tentativo di preparare una simile formula con la solidarietà nazionale ed il governo frutto dell’accordo programmatico-parlamentare DC-PCI ideato da Aldo Moro e condiviso da Enrico Berlinguer con il suo euro-comunismo. Lo statista pugliese pagò tale tentativo con l’uccisione da parte delle “brigate rosse”, mentre il leader della sinistra, dopo aver detto definitivamente addio a Mosca, scomparve per un improvviso colpo mortale.
Oggi, in un mondo profondamente cambiato, l’Italia potrebbe offrire, ancora una volta, un modello positivo per l’evoluzione del sistema politico capace di garantire stabilità almeno ai maggiori Paesi dell’Ue, nonostante gli Stati nazionali abbiano perso notevole potere, subendo quello di strutture sovranazionali a partire dai vertici comunitari e dalla Nato. E non è escluso che, da noi, tale evoluzione non porti a quel partito della nazione ipotizzato da Renzi come approdo dell’intesa con i moderati berlusconiani.
Di certo c’è che, con tre poli, tutti aggirantisi nei sondaggi di poco sopra il 30%, e con una conseguente legge elettorale proporzionale, magari con un 30% di collegi uninominali, e sbarramento pur inferiore a quello del Senato, nessun schieramento, con tutta probabilità, riuscirà ad ottenere la maggioranza. Da qui anche l’alibi per una iniziale grande coalizione PD-Forza Italia ed altri centristi, mettendo all’angolo grillini e il duo Salvini-Meloni, provocando una resa di conti nella Lega con il prevalere dei governatori Zaia-Maroni. Inizialmente, sorgerebbero problemi a livello locale, ma la situazione potrebbe essere transitoria come accadde tra democristiani e socialisti e le loro diverse alleanze locali o per cambiamenti tra i leghisti.
Che si vada, comunque, verso una non lontana intesa PD-Forza Italia è certo e tutto fa ritenere che si sia già trovato l’accordo sulla legge elettorale proporzionale con una percentuale di collegi uninominali. Il presidente dem Matteo Orfini l’ha fatto comprendere , in una trasmissione televisiva, quando ha ammesso che è probabile un sistema elettorale proporzionale, rispondendo di sì alla domanda se accetterebbe di sostenere un governo con i berlusconiani se lo imponesse l’esito del voto. Soprattutto, però, l’hanno dimostrato nelle due parallele interviste di ben due pagine Matteo Renzi (“Repubblica”) e Silvio Berlusconi( “Corriere della Sera”). Se leggete anche un po’ dietro le righe, intendo le dichiarazioni scontate per non creare eccessivi malumori nei rispettivi partiti, è chiaro quale sia l’approdo post-voto per i due leader. In più Renzi fa anche capire che, sì, ha portato i dem nella famiglia socialista europea e, per ora, rimane lì, ma quella famiglia è in crisi in Spagna, Francia, Germania , Gran Bretagna ed in altri Paesi, mentre negli Usa ha vinto Trump, quindi, i dem devono interrogarsi cosa sia il Pd oggi e cambiare, coniugando le tradizioni e il futuro.
Se considerate che lui, il segretario, viene dalla DC come il suo vice, come il capogruppo alla Camera, come il ministro delle Infrastrutture Del Rio, come il ministro dei Beni Culturali Franceschini, alleato determinante per Renzi nel partito e già segretario democratico; che gli alleati determinanti Alfano-Lupi-Casini sono anch’essi ex-DC, che il braccio destro di Silvio Berlusconi, Gianni Letta, è un ex-dc, comprenderete quali siano le vere tradizioni renziane e come sia più agevole il dialogo tra questi politici. Il nuovo centrosinistra, dunque, avrà più centro e meno sinistra, ammesso che queste definizioni valgano ancora, come si sta verificando laddove i socialisti sono in crisi .
La prima prova la avremo con la legge elettorale e, poi, in Francia con le elezioni presidenziali di primavera dove si deciderà chi vince solo al secondo turno e, comunque, non sarà un socialista. Seguirà la Germania dove l’attuale grande coalizione, guidata dalla democristiana Merkel, è l’unica che può bloccare i nascenti populismi. C’è da meravigliarsi se, in Italia, Renzi e Berlusconi intendono accordarsi? La cosa può anche non piacere ma tutto porta in quella direzione.
Fonte: Giustus’ Blog