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La psicomagia di Cristóbal Jodorowsky

La psicomagia di Cristóbal Jodorowsky – in3clicktv

Cristóbal Jodorowsky ha tenuto ieri a Porto Torres, uno spettacolo di teatro dell’effimero e della sregolatezza. Per mezzo di uno stile naturale e coinvolgente ha trasportato l’intera platea insieme a lui nel suo mondo da pagliaccio.
Senza l’uso di particolari vestiti ed il minimo accenno al trucco scenico, ha divertito facendo riflettere allo stesso tempo, con tematiche incentrate soprattutto sulla metagenealogia.

cristobal jodorowskyIl teatro di Jodorowsky è pura improvvisazione. Nonostante egli stesso abbia accennato più volte alla struttura dello spettacolo, rimproverandosi scherzosamente per il dilungarsi a sproposito nell’introduzione, ciò che si è notato maggiormente è stato l’incontrollabilità del flusso dei suoi pensieri.
Lo spettacolo è stato come un fiume che scorre, Jodorowsky ha iniziato parlando del viaggio appena concluso in India, per poi continuare per due ore trasportando il pubblico con maestria verso l’argomento del seminario, senza che quasi ci si potesse accorgere del cambiamento di registro.
Si aveva la sensazione di essere parte di una processione di adepti bendati e scalzi, che correndo dietro ad un matto rumoroso e delirante, giungono alla meta lontana anni luce e sconosciuta, solo per mezzo dei propri passi ciecamente fedeli al maestro.
Si è arrivato a parlare di argomenti difficili e delicati come quelli legati ai conflitti familiari, con un enorme sorriso stampato sul volto, tra le battute divertite del grande artista giullare, che esorcizzava la negatività costringendo tutti a considerare i fatti da una diversa prospettiva.
I brevi accenni personali hanno contribuito allo scopo, facendo sentire lo spettatore parte dell’umanità. Se anche il grande artista, Jodorowsky, soffre per i drammi familiari, allora non siamo soli.
Non c’è nulla di cui vergognarsi, né di cui sentirsi colpevoli nel ricercare negli antenati i motivi dei nostri blocchi. Non si fa un torto al padre riconoscendo le sue mancanze, né alla madre spiando tra le ombre delle sue ossessioni. Sono questi tratti a renderci oggi quello che siamo e per questo dovremmo ringraziare la nostra famiglia sempre, benedicendola e ricoprendola di fiori per il bene che ci ha trasmesso attraverso il male.

Il mondo intero lotta ogni giorno contro se stesso per superare le proprie paure, le quali per lo più sono dovute alla visione infantile del nostro albero genealogico. Ciò che può aiutarci è trattare i nostri drammi come se fossero parte di uno spettacolo, come se non fossero altro che la parte a noi assegnata dal grande Regista.

jodorowsky-copertinaIl teatro panico dei Jodorowsky è molto diverso da quello classico, in quanto non contempla l’esistenza di copioni e sceneggiature, l’opera dell’attore è quella di cogliere l’attimo improvvisando, dando vita così alle molteplici sfaccettature del proprio animo e risolvendo o almeno individuando, attraverso l’interazione con gli altri attori, le proprie problematiche e i propri nodi emozionali.
Cristóbal Jodorowsky nei propri spettacoli cerca di insegnare, attraverso l’esempio, proprio questo concetto. Liberarsi dai luoghi comuni, dalle maschere e dal vittimismo che contraddistingue ogni infelice.
Urlare, sputare, lanciare pietre contro l’immagine del nostro dolore. Baciare, accarezzare, ricoprire di oli profumati la stessa immagine, capendo che il male non è altro che bene percepito nella maniera sbagliata. Agli occhi di un bambino un elefante può apparire un mostro spaventoso, capace di schiacciarlo, indomabile e istintivo. Agli occhi dell’adulto l’elefante è il simbolo della potenza in latere, ovvero una calma fatta di sicurezza personale che non ha bisogno di farsi conoscere se non per necessità. Simboleggia la calma e la protettività verso i propri cuccioli.
Nella realtà quotidiana l’ animale è sempre lo stesso, cambia solo la visione che si ha di esso, a seconda che lo si guardi con gli occhi del bambino spaventato o con quelli dell’adulto divenuto coraggioso grazie al bambino stesso.

Jodorowsky invita tutti a cercare di capire, analizzando il proprio albero genealogico, quali sono i tratti che si ripetono da generazione a generazione. Può essere una malattia, un nome, un sentimento, una paura, una data…particolari apparentemente di poco conto, ma di enorme importanza per il nostro inconscio.
Come nella lettura dei Tarocchi il simbolismo è presente anche in noi. Nel modo in cui questi drammi familiari si ripetono, nel modo in cui li affrontiamo, nei sogni che facciamo. Tutto è espressione di noi stessi e dell’energia che ci circonda.

jodorowsky_bivium2Jodorowsky ha spezzato le catene del perbenismo e della riservatezza invitando l’intero pubblico ad alzarsi e a canalizzare i sentimenti nei confronti prima del padre e poi della madre. Prima i sentimenti negativi e poi quelli positivi.
Il pubblico all’inizio titubante, non ha esitato poi ad esplodere in urla di rabbia liberatorie, così anche se la rabbia non è un sentimento positivo ed unificatore, ci si è trovati lo stesso uniti all’ umanità, rendendosi improvvisamente conto di non essere più soli. Una carica enorme di energia ha invaso la sala ed i visi si sono illuminati di soddisfazione, pronti ad adempiere al più difficile compito di urlare la propria gioia, il proprio affetto nei confronti della famiglia.
Si è trattato di una sorta di psicorituale collettivo, in cui veniva liberata l’energia necessaria per apprendere i concetti più simbolici che dovevano seguire.
Jodorowsky è arrivato, infatti, all’argomento oggetto dell’incontro, molto lentamente, a seguito del rituale energizzante, quando il pubblico si è sentito al pari dell’attore, avendone imitato senza vergogna i gesti e le parole.

Sono state due ore coinvolgenti e accelerate, al cui termine Jodorowsky ha concesso autografi e dediche. Seduto fuori dal teatro il pagliaccio mistico pareva come trasfigurato, differente dal grande comunicatore che dominava il palco pochi minuti prima. Tuttavia una stretta di mano ed un intenso luccichio nello sguardo sono bastati per ricongiungere attore e uomo comune nelle diciannove lettere del grande nome di Cristóbal Jodorowsky.

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