La sigla HDR sta per High Dynamic Range, che in italiano si può tradurre con Ampia Gamma Dinamica.
Per comprendere l’utilità dell’ HDR si pensi ad una fotografia realizzata in una situazione di alto contrasto luminoso, ad esempio in controluce. In queste condizioni di scatto, dopo aver esposto correttamente il soggetto, è facile ottenere porzioni dell’immagine sovraesposte o sottoesposte.
A differenza dell’occhio umano, che possiede una gamma dinamica molto ampia, il sensore della fotocamera digitale non è in grado di distinguere e quindi di registrare livelli di luminosità così distanti tra loro. Quindi, tutto ciò che risulterà eccessivamente luminoso per il sensore verrà registrato come bianco, mentre le aree estremamente buie verranno interpretate come nero.
Ecco quindi che ci viene in aiuto la tecnica HDR che consiste nel combinare diverse foto, acquisite a valori di esposizione diversi per poi fondere il tutto in un’unica immagine ad elevata gamma dinamica. Per ottenere, perciò, una foto in HDR bisognerà scattare un numero dispari di foto (almeno tre): la prima avrà l’esposizione corretta mentre le altre saranno per metà sovraesposte e per metà sottoesposte.
Cosa serve per poter realizzare foto in HDR?
A causa delle molteplici impostazioni da settare sulla fotocamera durante le varie fasi, è preferibile l’utilizzo di una macchina fotografica reflex o una fotocamera che sia dotata del modo manuale o di modi semimanuali (priorità di tempo e priorità di diaframma) o della funzione di compensazione dell’esposizione o della funzione Auto Exposure Bracketing.
Utilizzate un treppiede. Dato che le fotografie HDR vengono generate sovrapponendo più scatti ad esposizioni diverse, è fondamentale che tutte le immagini combacino perfettamente. Tale accessorio è quindi altamente consigliato per ottenere risultati di qualità.
Infine servirà un software per unire tutte le foto e realizzare l’immagine HDR finale.
Come procedere alla realizzazione di foto in HDR.
Come primo accorgimento impostare la fotocamera in modalità Priorità dei Diaframmi, al fine di bloccare quest’ultimo parametro su un determinato valore. Questa operazione è necessaria per avere la stessa profondità di campo in tutti gli scatti della multiesposizione, onde evitare scadenti risultati durante la fase di fusione dei fotogrammi.
Come seconda cosa: chiudete il diaframma ma non esageratamente (ad es. f/11 o f/13), in modo da avere un’elevata profondità di campo e che quindi tutta la scena sia a fuoco.
Il terzo suggerimento riguarda i soggetti in movimento (il mare, le auto e così via…) non vanno d’accordo con questo tipo di tecnica fotografica. A causa del loro spostamento all’interno dell’area inquadrata, la posizione di tali elementi non combacerà nei vari scatti effettuati. Sono quindi necessari soggetti perfettamente statici.
Ora parliamo del punto fondamentale di questa tecnica: l’esposizione.
Settate la fotocamera manualmente, gestendo personalmente ciascuna esposizione. Effettuate gli scatti e accertatevi che riusciate a “coprire”, a livello di esposizione, tutte le aree a differente luminosità della scena. Nel caso in cui vi siano ancora porzioni d’immagine completamente sovraesposte o sottoesposte in ogni ripresa realizzata, è consigliabile effettuare un’altra coppia di fotogrammi ad esposizioni ancor più “distanti”, ad esempio a +/- 3 stop e così via. Ora siamo pronti per passare alla seconda fase, ossia unire i nostri scatti con un software adatto e realizzare le nostre foto in HDR.
Dal punto di vista del software, sono disponibili sia plugin per i più diffusi programmi (come Photomatix e Topaz Adjust entrambi per Photoshop), sia applicazioni apposite come EasyHDR, HDRShop, Artizen HDR, Photogenics HDR però purtroppo la maggior parte di questi software sono a pagamento.
Spero di esservi stata utile con questa guida, alla prossima.
Buona luce da in3click.tv