Le indagini riguardanti la strage di San Bernardino, avvenuta alcuni mesi fa, hanno portato la necessità di accedere ai dati dell’iPhone di uno dei due attentatori coinvolti. Il problema sembra essere di semplice risoluzione ma così non è: l’iPhone è bloccato.
Da qui è nata una diatriba tra FBI e Apple che sta facendo molto discutere in questi giorni.
Un magistrato della California ha deciso che Apple deve aiutare l’FBI a entrare nell’iPhone di uno dei due criminali. FBI ha cercato di farlo senza ottenere però i risultati sperati dopo ben due mesi. La richiesta che l’FBI fa ad Apple è quella di impegnarsi a entrare nell’iPhone effettuando delle modifiche software che permettano all’FBI di effettuare un attacco bruteforce per cercare di inserire il codice corretto che permetta l’accesso all’iPhone.
Se si sbaglia il codice per un tot di volte, infatti, c’è il rischio che non si possano più fare tentativi e che i dati si autodistruggano, cosa che creerebbe non pochi problemi alle indagini in corso. Apple, in risposta, ha affermato che non è possibile nemmeno a lei stessa ‘crackare’ l’iPhone, cosa messa in discussione proprio dall’FBI.
La risposta di Apple
Apple, tramite una rara lettera aperta di Tim Cook agli utenti ha messo in chiaro la sua posizione:
[…]Abbiamo grande rispetto per i professionisti dell’FBI, e crediamo che le loro intenzioni siano buone. Sin’ora abbiamo fatto tutto ciò che abbiamo potuto nei limiti della legge per aiutarli. Ma ora, il governo statunitense ci ha chiesto di una cosa che non abbiamo, una cosa che è troppo pericoloso creare. Ci hanno chiesto di creare una backdoor nell’iPhone.
Più in dettaglio, l’FBI vuole che noi creiamo una nuova versione del sistema operativo dell’iPhone che aggiri alcuni importanti sistemi di sicurezza per installarla nell’iPhone recuperato durante le indagini. Nelle mani sbagliate, questo software – che attualmente non esiste – avrebbe il potenziale di sbloccare ogni iPhone in possesso di qualcuno.
L’FBI potrebbe usare parole diverse per descrivere questo strumento, ma non sbagliamo: creare una versione di iOS che bypassa la sicurezza in questo modo creerebbe innegabilmente una backdoor. E sebbene il governo possa garantire che il suo utilizzo venga limitato solo a questo specifico caso, non c’è modo di effettuare alcun controllo a riguardo.
[…]
La posizione di Apple ha fatto molto discutere in queste ore, c’è chi afferma che i dati degli utenti siano inviolabili e chi afferma che invece in alcuni casi è necessario farlo. E’ un argomento già discusso in quest’articolo riguardante il Linux Day 2015 svoltosi a Cagliari.
E voi, cosa ne pensate?